mercoledì 31 dicembre 2025

SEGUIAMO SOLO QUELLI CHE CI DICONO COSA VOGLIAMO SENTIRICI DIRE




La verità che conviene e la verità che trasforma

Vanno avanti solo quelli che dicono alle persone ciò che vogliono sentirsi dire.
È una constatazione scomoda, ma difficilmente confutabile.

E cosa vogliono sentirsi dire le persone?
Vogliono sapere che la colpa non è loro.
Vogliono un nemico esterno da denunciare, da combattere.
Vogliono sentirsi vittime di qualcuno, di qualcosa, di una forza oscura, di un piano, di un complotto, di un sistema malvagio che agisce nell’ombra.

È una narrazione "rassicurante", perché solleva dalla responsabilità diretta.
Ricalca i vecchi schemi. Radica nel passato.
Se c’è un colpevole esterno, allora io sono innocente.
Se c’è un burattinaio, io sono solo una marionetta.
Se tutto è deciso altrove, io non devo scegliere davvero.

Non stupisce quindi che i divulgatori che diventano popolari siano spesso quelli che raccontano la realtà come una continua protesta: smascherano, denunciano, mostrano il lato oscuro, amplificano il conflitto. Parlano di manipolazioni, inganni, poteri occulti. E molto spesso si fermano lì.

Questo tipo di narrazione funziona.
Accende rabbia, crea appartenenza, produce consenso.
Ma raramente propone una via d’uscita.

Fino a un certo punto, questa fase è stata assolutamente necessaria.
Molte dinamiche oscure, molti meccanismi distorti, molte macchinazioni dovevano emergere. Dovevano essere viste, nominate, riconosciute. Senza luce non c’è consapevolezza.

Il problema nasce quando la denuncia diventa fine a se stessa.
Quando l’analisi non evolve in comprensione.
Quando lo “smascheramento” non si traduce in trasformazione.

In quel momento, anche la contro-narrazione diventa una gabbia.

Oggi, forse, siamo pronti per una fase successiva.

Una fase in cui riconoscere che sì, esistono dinamiche di potere, manipolazioni, ingiustizie reali. Ma esistono anche come prove con cui misurarsi, non solo come condanne. Come sfide evolutive, non solo come alibi.

Curiosamente, quando qualche divulgatore intravede una possibile via d’uscita — non intesa come salvezza esterna, non come messia o soluzione miracolosa, ma come presa di consapevolezza interiore, individuale, responsabile — quel divulgatore viene spesso ignorato.

Perché quella strada è sconosciuta e meno comoda.
Perché non offre un nemico da odiare, ma uno specchio in cui guardarsi.
Perché non promette riscatto immediato, ma lavoro su di sé.

Eppure potrebbe essere proprio questa la direzione da seguire. Del resto è suggerito a gran voce dai più alti insegnamenti spirituali. Addirittura parafrasando le scoperte della fisica quantistica possiamo giungere alle stesse conclusioni.

Rileggere le dinamiche negative non solo come inganni da subire, ma come prove da attraversare.
Non per giustificarle, ma per superarle.
Non per negarle, ma per non identificarvisi.

Forse il vero salto di maturità non sta nello scoprire chi ci manipola, ma nel chiederci perché quella manipolazione funziona.
Non nel trovare sempre nuovi colpevoli, ma nel recuperare la nostra capacità di scelta.

Perché una società che vive solo di denuncia resta immobile.
Una società che integra consapevolezza e responsabilità, invece, può trasformarsi.

E forse oggi il vero atto rivoluzionario non è più urlare contro il buio, ma accendere una luce dove prima non volevamo guardare: dentro di noi.

Ancora una volta vi riamando ai miei libri tutti, in particolare IL MONDO IN CUI VIVIAMO e GENESI INVERSA

Davide Ragozzini per Maestro Silenzio Edizioni

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