domenica 7 dicembre 2025

MA I NOBILI... DOVE SONO FINITI? Dedicato a chi ancora vota

 




Non è una teoria, né un atto d’accusa. È una domanda. Una domanda legittima, quasi inevitabile, che nasce quando si osserva la storia senza le lenti della retorica:
Ma davvero le monarchie sono scomparse? O sono solo cambiate di forma?
Non si tratta di negare la democrazia, ma di interrogarsi sulla sua struttura Reale, come si è creata, su ciò che di antico continua a vivere sotto nuove etichette.
E su ciò che, forse, preferiamo non vedere per non mettere in dubbio le rassicurazioni del presente.

 La continuità dei lignaggi: quando il sangue blu smette di essere   blu, ma resta sangue

Quando le monarchie europee hanno perso potere formale, nessuno ha premuto un tasto “reset” sulle famiglie aristocratiche. Non sono sparite. Non sono state dissolte. Non sono state disperse. Hanno mantenuto patrimoni. Hanno mantenuto relazioni. Hanno mantenuto educazione di livello superiore. Hanno mantenuto proprietà fondamentali (terre, immobili storici, banche). Hanno mantenuto un capitale simbolico che ancora oggi apre porte che per altri restano chiuse. Molti cognomi “di una volta” compaiono ancora: negli organi direttivi delle grandi banche, nelle organizzazioni internazionali, nei consigli di amministrazione di multinazionali, nelle accademie, nelle fondazioni culturali, nelle diplomazie.

La nobiltà è scomparsa dalle cerimonie ufficiali, ma non dai centri dove si genera influenza.
Il trono è stato sostituito da una riunione a porte chiuse. La corona da un completo "giacca e cravatta " firmato. Il sigillo reale da una firma su un contratto.

 La metamorfosi del potere: dall’araldica alla tecnocrazia

Il passaggio chiave è stato questo: il potere aristocratico non è stato abolito, è stato convertito. Quando nasce lo Stato moderno, il potere diventa più tecnico che simbolico. 
Si sposta da: palazzi reali → ministeri, consigli, istituzioni sovranazionali. Feudi → conglomerati industriali e finanziari. Corti aristocratiche → reti economiche globali. Dinastie politiche → dinastie economiche.
Il nuovo sovrano è la competenza tecnica. Il nuovo linguaggio del potere è l’economia.
Il nuovo simbolo è il capitale.
E qui sta il punto: chi aveva vantaggi culturali, economici e relazionali nel vecchio sistema, li ha portati nel nuovo.
La nobiltà non è morta:
si è semplicemente trasformata nella prima élite tecnocratica della storia contemporanea.

 La provocazione legittima: e se le monarchie non fossero mai   finite?

Non come istituzioni formali, certo. Ma come strutture di potere, come continuità di classe, come radici che non hanno mai smesso di alimentare il presente?
La domanda è lecita, e non è complottista: è sociologica. Perché se: le famiglie aristocratiche non sono scomparse, hanno occupato i nuovi nodi del potere, influenzano (anche indirettamente) politica, economia, cultura, diplomazia, e mantengono una continuità di influenza di secoli, allora possiamo davvero dire che viviamo in un mondo “post-monarchico”?
O viviamo in un mondo dove le monarchie hanno imparato a non farsi vedere?


Se il popolo crede che il potere sia passato interamente nelle sue mani, mentre le élite continuano a operare dietro le strutture che realmente determinano le scelte politiche,
allora è possibile che la più grande abilità della nobiltà sia stata questa:
FAR CREDERE DI ESSERSI RITIRTA.
Con un enorme inganno invisibile, una transizione morbida, silenziosa, perfettamente riuscita, perfettamente integrata con una popolazione in grado di non accorgersene. Una metamorfosi del potere così raffinata che oggi la maggior parte delle persone non si chiede nemmeno dove siano finiti i nobili. Semplicemente non ci pensa.
E quando la domanda scompare, la struttura sopravvive.
E quindi? Una società davvero democratica dovrebbe almeno porsi la domanda, non per ribellarsi, ma per capire "ll Mondo in cui Viviamo", per dare o non dare i propri consensi finché il quadro non sia chiaro. Per maturità civica, per onestà intellettuale, per lucidità storica. Per riconoscimento.
Non è forse curioso che: chi era all’apice della società per millenni, sia improvvisamente scomparso nel giro di due generazioni senza lasciare apparenti eredi di potere?
E davvero è credibile che: famiglie che possedevano tutto abbiano consegnato tutto al popolo senza opporre resistenza e senza trovare un modo di conservare almeno una parte dell’influenza? Non è forse questa l’illusione perfetta? Veramente credete in questo? E mi rivolgo soprattutto ai grandi pensatori del nostro tempo, non davvero al popolo. Da che parte state voi storici accademici, filosofi e politici? Perché se qualcuno del popolo può accorgersi, voi ne siete al corrente, ne siete partecipi, complici?

Il popolo è convinto di autogovernarsi, mentre la struttura Reale del potere continua a funzionare secondo meccanismi invisibili, ereditati, raffinati. Semplicemente diversi e adattati all'uopo a una effettiva crescita intellettuale del popolo stesso.

Concludo

Questa non è una certezza. Non è un “così stanno le cose”. È una domanda.
Una domanda legittima e intelligente su evidenze attuali e storiche, rivolta in particolare a chi ancora vota, convinto che la democrazia sia un meccanismo semplice e trasparente. Un meccanismo effettivamente conquistato dal popolo con il sangue. "L'hanno conquistata i nostri nonni o bisnonni con il sangue". Beh certo, se gli aristocratici, in qualche punto della storia, avessero capito che era giunto il momento di cambiare "veste" e di far credere al popolo che da quel punto in poi, il potere sarebbe stato democratico, ovviamente dovevano inscenare anche il copione nel quale effettivamente il popolo doveva credere di esserselo conquistato. Mi sembra oltremodo ovvio.
Secondo me li stiamo sottovalutando.
La domanda non è se votare o non votare. La domanda è:
Chi stiamo realmente eleggendo?
E chi, invece, non ha mai smesso di essere eletto da se stesso?

Nel mio saggio "Genesi Inversa" avanzo l'ipotesi che dai Sumeri, il centro di potere è sempre stato posseduto dai Nephilim. Essi l'hanno dovuto far evolvere compatibilmente con l'emancipazione costante del popolo. All'inizio erano frustate agli schiavi, poi ingiustizie verso i contadini e gli artigiani, oggi pignoramenti legali perché siamo in democrazia. 
La violenza, visto che siamo in democrazia, è semplicemente diventata più sottile e legale. Infatti non sono più frustate perché il popolo prima o poi a quelle si ribella, infatti il potere ha dovuto far evolvere la violenza fino al punto da far credere al popolo che addirittura non solo è legale, ma i legislatori li hanno votati loro. Qui emerge un'altra domanda: il punto non è se sono buoni o cattivi ma se sono Maestri capaci di farci da specchio e di accompagnarci alla nostra definitiva emancipazione spirituale, che non può che arrivare attraverso:
1) Il riconoscimento del contesto. 2) Il riconoscimento consapevole di chi siamo. 

Vi lascio una ciliegina sulla torta: il 6 gennaio 2026 inoltrerò alle istituzioni, per la seconda volta, la richiesta di dialogo per la mia secessione individuale. Questo atto verrà inoltrato ogni 3 mesi. Qui tutte le info: CHIEDIAMO E CI SARÀ DATO

Davide Ragozzini per Maestro Silenzio Edizioni

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