Maestro Silenzio Edizioni
Sede: in ogni Cuore che lo accoglie
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FB: www.facebook.com/MaestroSilenzioEdizioni/
Maestro Silenzio Edizioni nasce con il
proposito di divulgare libri e contenuti in genere, di alto valore etico e
spirituale.
L'idea che abbiamo di noi stessi non
ricalca esattamente strutture già esistenti, non siamo affatto una casa
editrice, noi amiamo definirci più una CANTINA EDITORIALE .
Le cantine sono uno dei luoghi o
dimensioni dove gli artisti e gli artigiani progettano e creano le loro opere,
sono luoghi magici che tra disordine e ragnatele riescono a ispirare l'arte.
Luoghi dai quali molto spesso, crediamo,
non sono mai uscite, non hanno mai trovato la luce, o in tutti i modi non hanno
mai raggiunto il grande pubblico la maggior parte delle opere create dall'Uomo.
Ecco che per noi diventa un luogo sacro,
un luogo verso il quale sentiamo di volgere, almeno noi, la nostra attenzione,
sicuri che lontano dai riflettori potremmo trovare là sotto qualcosa
di davvero bello, di emozionante, una favola, una vecchia storia,
un'invenzione o un'immagine che sotto la polvere riesce nonostante tutto a dare
sempre Luce.
Noi siamo questo: siamo la cantina, siamo l'autore e siamo l'opera scoperta e trovata per 'caso' o comunque apprezzata da coloro che imbattendovisi riescono a scorgere bellezza anche al buio, anche sotto la polvere, anche se non c'è nessuno che si impegna in qualche modo a portarla nel mondo.
ACQUA
Romanzo
Dedico questo
racconto alla mia adorata Clo’
sempre presente
durante la stesura
di quasi tutti i
capitoli..
Come ti ho
promesso, appena potrò
ti verrò a
cercare..
Questo
romanzo è stato iniziato subito dopo il termine della stesura di Zot.
Sono
due romanzi così diversi tra loro che sembra impossibile che siano stati
generati dalla stessa mente e ancor di più se si pensa che sono stati scritti
entrambi in appena nove mesi, con un intervallo di circa venti giorni l’uno dall’altro.
Eppure
hanno qualcosa in comune, il messaggio che arriva verso la fine è il medesimo:
un’enorme Realtà invisibile ci sovrasta, ci circonda, è presente in ogni
significato che cerchiamo, che non troviamo o che ignoriamo di quel poco che
percepiamo noi della realtà ma a nostra insaputa, almeno per la maggior parte
di noi, comunque ci influenza e ci ispira in qualche modo.
È
una Dimensione che si espone quel tanto che basta per farci fare a noi uno
sforzo per intuirla, percepirla, raggiungerla e forse comprenderla.
Ci
stimola e ci richiede una profonda presa di coscienza, in consapevolezze enormemente
allargate, del nostro esistere e del contesto in cui siamo inseriti.
Ci
richiede una comprensione più alta dei Veri significati della Vita ma non solo,
ci esorta instancabile ad applicarli alle nostre di vite per dimostrare soprattutto
a noi stessi che possiamo diventare molto di più ogni giorno.
Ci
lascia intuire che qualcosa di incommensurabilmente meravi- glioso ci sta
attendendo ma già qui dobbiamo sforzarci di renderci simili a quella frequenza
altrimenti non saremmo in grado di sostenerne le vibrazioni ma in tutti i modi
possiamo stare tranquilli perché per l’ Infinito Eterno c’è tutto il tempo per
chi non riesce ad allinearsi adesso.
Maestro Silenzio
Quella notte tuonava
e diluviava di brutto a Brokeback Mountain tanto che il fiume era arrivato fino
quasi a sommergere il ponte. Ralph Cunningham era seduto dentro il pick up
della polizia e stava dando un resoconto via radio alle squadre di pronto
intervento di Sinner Town, la città principale della zona che stava in fondo
alla valle. Con i lampeggianti azzurri accesi, sostava in una piazzola ‘area
camper’ che saliva di qualche metro sopra la strada e con il potente faro in
dotazione illuminava la situazione.
Da che si
ricordava lui, non aveva mai visto il fiume, il vecchio e tranquillo Zio Uncle,
gonfiarsi tanto. Per ora non aveva ancora fatto danni importanti, Matthew
Fixxer, il suo collega e sottoposto, da un punto più in alto del villaggio,
descriveva una situazione spaventosa ma che per il momento era ancora dentro i
margini di sicurezza.
Si direbbe che il
vecchio Uncle quella volta aveva deciso di protestare di brutto, chissà, forse
per anni e anni di ingrato sfruttamento, di discariche illegali, di modifiche
strutturali al suo letto naturale.. e chi lo sa.. ad ogni modo c’era qualcosa
che non tornava: dalla città gli dicevano che il fiume era bello gonfio, sì, ma
era tutto comunque nella norma. Ralph non si spiegava quindi dove andasse a
finire tutta quell’acqua perché verosimilmente il fiume avrebbe dovuto
gonfiarsi ancora di più a valle, visto che raccoglieva altra acqua dai suoi
affluenti e dai canali di scolo.
Vero era che la
perturbazione stava sfogando la sua rabbiosa potenza a monte, sulle cime delle
montagne dalle quali il buon vecchio Uncle nasceva in un minuscolo ruscelletto
e che poi verso valle il temporale rovesciava solo poche marginali gocce ma in
tutti i modi verso la città l’acqua avrebbe dovuto comunque aumentare e non
diminuire. Bhé meglio così, pensava Ralph Cunningham, se la pioggia rallenta
anche di poco significa che rientra tutto nella normalità in poco tempo. Ma le
cose non stavano andando così, la pioggia sembrava non avere nessuna intenzione
di diminuire e il fiume sembrava decisissimo a buttare giù il ponte come se dall’inizio
fosse stato il suo unico obbiettivo.
“Capitano, qui è
spaventoso ma incredibilmente non è uscita ancora neanche una goccia d’acqua” lo
informò Matthew Fixxer via radio.
“Neanche qui nei
margini, ma dovresti vedere come si è inghiottito il ponte” gli rispose Ralph Cunningham
“Non lo vedo più, vedo solo i cartelli della segnaletica, temo che se non
smette stavolta lo butta giù”
A memoria d’uomo
il ponte non era mai crollato sotto l’impeto di Zio Uncle, certamente tutti gli
inverni capitava che durante i temporali e gli acquazzoni, si gonfiasse ma per
quanto spaventoso e minaccioso potesse sembrare, non si era mai permesso
neanche di buttare giù baracche o fienili nei campi limitrofi, figuriamoci il
ponte.
Certo, molto
spesso se ne usciva un po’ dal suo letto ma più di allagare qualche campo e
trascinare giù a valle qualche bidone o altri oggetti dimenticati qua e là non
aveva mai fatto. Il ponte, dal canto suo, qualche anno prima aveva ricevuto
un’opera di consolidamento ma che rientrava più che altro in un progetto di
manutenzione delle strade più che in una prevenzione mirata al fiume.
Insomma per farla
breve, fino a quel momento, nessuno avrebbe mai detto che Zio Uncle un giorno
avesse deciso di buttarlo giù e solo il ponte, senza fare danni da nessun’altra
parte e senza nemmeno incredibilmente far uscire neanche una goccia d’acqua in
nessun punto del suo percorso.
Esattamente nel
momento in cui Zio Uncle sembrava proprio che si stesse impegnando al massimo
in quello che ormai era chiaro fosse il suo scopo, dalla strada che portava al
villaggio, dalla parte di là del ponte, nell’oscurità di quella notte strana e
nefasta, sbucarono gli occhi luminosi di un’auto che, nonostante la pioggia
battente, correva per le curve dell’unica strada che portava a Brokeback Mountain.
Ralph Cunningham si
issò sul sedile del pick up, puntò il faro sul ponte nei vari punti per vedere
se era ancora in piedi, puntò poi il faro verso l’automobile che correva
inesorabilmente verso di esso, poi di nuovo sul ponte in una frenesia che
rasentava il panico e non sapeva che fare. Ma
chi diavolo era adesso che arrivava in paese a quell’ora e in quella notte
incredibile? Pensò.
Il fiume rombava
la sua potenza come non aveva mai fatto, l’auto si avvicinava, Ralph Cunningham
si tirò su il cappuccio della mantel- lina e con la torcia in mano scese sotto
la pioggia, si diresse all’imboccare del ponte che ormai era completamente
sommerso e cercò di fare segnali luminosi all’auto che stava ancora correndo
pronta a imboccare il ponte dalla parte opposta.
Si agitava
disperatamente per cercare di riuscire a farsi vedere, per segnalare il
pericolo ma a niente valsero i suoi tentativi.
Zio Uncle rombava
ancora più forte e l’auto imboccò il ponte senza dare il minimo segno di
rallentamento, schizzando acqua in aria come fosse stata un aliscafo. Ralph Cunningham
continuava a fare segnali con la torcia e proprio in quel momento, con quello
che sembrava un’immane sforzo da parte di Zio Uncle, il ponte cedette e iniziò
a spezzarsi sotto la spinta sovrumana della forza dell’acqua.
Ralph Cunningham si
mise le mani in testa e impotente rimase a guardare quella che si sarebbe
presto trasformata in una terribile tragedia. Ma le cose non andarono così,
l’auto, incredibilmente, forse per la spettacolare velocità con cui arrivava,
forse per quella specie di cuscino d’acqua che si era creato tra essa e
l’asfalto, sembrò quasi surfare quei pochi metri che la separavano dalla
salvezza.
Un secondo di
ritardo e sarebbe stata la fine. Lo sceriffo puntava ancora la torcia verso il
ponte e vide quell’auto piombargli addosso quasi più per travolgerlo che per
mettersi in salvo. Intanto il ponte stava crollando e Zio Uncle ne trascinava i
pezzi con una forza incredibile. Il rumore era terrificante e assordante.
Ralph Cunningham si
lanciò di lato appena in tempo, l’auto gli sfrecciò vicinissima curvando a
destra verso il paese continuando la sua folle corsa e scomparve tra le case. Si
tirò in piedi fradicio e infangato. Il cuore gli batteva a mille.
Si era preso uno
spavento infernale. Cercò subito di riprendere il respiro chino con le mani
sulle ginocchia. Non appena si riprese un minimo, si accorse subito di un fatto:
girò la testa e osservò Zio Uncle, capì subito che c’era qualcosa di molto
strano, il fiume si era incredibilmente e improvvisamente placato.
Dal rombare
assordante, lo scorrere dell’acqua gorgogliava in un suono che in quel momento a
lui sembrò più un lamento, un lamento come di una sofferenza per aver fatto
qualcosa di doloroso ma assolutamente necessario. Ralph Cunningham si raddrizzò
e andò a guardare giù, verso i pezzi del ponte. Il cielo iniziò ad aprirsi e le
nere nuvole iniziarono a dissiparsi facendo filtrare le prime luci del giorno.
Era tutto finito
ma era solo l’inizio.
“L’hai fatta
grossa stavolta Zio Uncle, eh?”
Il fiume non
rispose e nel suo scorrere in quel momento c’era la voglia di andarsene, giù a
valle, tristemente verso il mare, per sempre.
Ralph Cunningham raggiunse
il pick up e via radio si mise in contatto con Matthew
“Fixxer, mi senti?
È crollato! Ha fatto tanto che è riuscito a buttarlo giù”
“Ho sentito, sto
venendo lì”
“Qua si è sfiorata
la tragedia, non ci crederai quando te lo racconto, è venuta verso di te, hai
visto chi è il tipo dell’auto?”
“Quale auto?
Aspettami sono quasi arrivato.”
Il fuori strada di
Matthew Fixxer si fermò all’imbocco della stradina per la piazzola camper dove
c’era il pick up di Ralph Cunningham.
“Caspita che
disastro” Fece Fixxer
“Già, non appena è
crollato ha smesso di piovere e il fiume si è subito abbassato. Ti giuro che
sembrava che avesse proprio intenzione di buttarlo giù”
“Chi? Cosa?”
“Il fiume, questo
fottutissimo figlio di puttana. Il vecchio Uncle stavolta ci ha tirato un
brutto scherzo.”
E gli raccontò
tutto soprattutto le sue impressioni. Elaborando a freddo capiva che era
successo qualcosa di strano. Aveva percepito qualcosa che non riusciva bene a
spiegare. Troppe cose non tornavano: a valle praticamente era sempre stato tutto
tranquillo durante il temporale, Zio Uncle non aveva fatto danni da nessun’
altra parte e di questo non se ne erano accorti solo loro due lì in paese ma
essendo sempre stati in contatto con altri agenti di altri luoghi, ne avevano
avuto le conferme.
La misteriosa
auto, il passaggio miracoloso sul ponte e più di tutto l’improvviso e
inaspettato ritiro del fiume non appena ha buttato giù il ponte accompagnato da
quel suono che Ralph Cunningham non aveva mai sentito prima di quel momento. Ed
era proprio quello che il poliziotto non riusciva a togliersi dalla testa, non
sapeva spiegar- selo ma da qualche parte dentro di lui aveva percepito come un
lamento o qualcosa di simile, come se il fiume si stesse scusando di qualcosa, o
che comunque provasse un dolore, ma per cosa?
Per aver buttato
giù il ponte? Bhé non aveva senso, avrebbe potuto fermarsi prima. Quando si
accorse che stava pensando al fiume come ad una persona o comunque come ad un
essere senziente, cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri e si rivolse a
Fixxer
“Allora, hai visto
chi c’era alla guida di quell’auto e dove è andata?”
“Capitano, non ho
visto nessuna auto, te l’ho già detto”
“Ma come non hai
visto nessuna auto? È salita nella tua direzione nemmeno un minuto prima che
arrivassi qui. Che strada hai fatto?”
“Ho costeggiato il
fiume ovviamente. Avrà girato verso il centro del paese proprio prima che la
potessi vedere”
“Avvisa Sinner
Town che siamo isolati e che mandino qualcuno per vedere come affrontare questa
situazione. Io vado a cercare quell’auto che se non si è volatilizzata deve
ancora essere per forza in paese da qualche parte. ”
Intanto gli
abitanti iniziarono a uscire dalle loro case.
Ormai era giorno
fatto e da lì a poco sarebbe anche uscito il Sole. Piano piano tutti vennero a
vedere il ponte crollato.
‘Maledetto Zio Uncle’ dicevano tutti ‘Già, ne deve aver portato di acqua giù dai
monti per fare questo disastro, ora sì che avremo un bel disagio’.
Ralph Cunningham, mentre
si allontanava, sentì i primi commenti a caldo e sull’onda di quello che aveva
provato e forse sentito, si accorse che tutti i paesani si rivolgevano al loro
fiume proprio come fosse un essere. Da generazioni e generazioni tutti in paese
avevano questo modo di rapportarsi con esso ma era sempre stato talmente
normale che né lui e forse mai nessun altro ci aveva fatto caso.
Ma dopo
quell’esperienza era una cosa che non poteva non notare. Improvvisamente
realizzò che Zio Uncle era uno di loro.
Era sempre diretto
a cercare quell’auto sconosciuta e mentre saliva la strada verso il paese con
il suo pick up, veniva fermato da tutti gli abitanti che stavano scendendo per
andare a vedere cosa era successo. Dava loro la spiegazione e rassicurava tutti
che presto sarebbero arrivati da Sinner Town per cercare di risolvere la
situazione. Non ci mise molto a trovare l’auto, era parcheggiata in una viuzza
secondaria tra il municipio e la chiesa.
Era chiusa e non
c’era nessuno né dentro né li attorno. Si appuntò la targa e decise di
affrontare la cosa più tardi perché anche se era sfinito, doveva comunicare la
faccenda al sindaco e mettersi a disposizione per tutte le misure necessarie a
quell’improvviso isolamento del paese.
Bill Trent si era appena svegliato. Tirò la tenda e guardò fuori.
Che tempaccio
pensò. Chissà se aveva fatto danni. Sua moglie Dora dormiva ancora. Da sotto le
coperte gli lanciò un mugolo di protesta, si stiracchiò facendo uscire le
braccia dalle profondità delle coltri e gli chiese che ore erano in quel modo
di parlare che tutti abbiamo appena svegli.
“Sono quasi le
sette” le rispose lui
“Le sette?”
mugugnò ancora lei tirando fuori gli occhi “Cosa fai in piedi, è sabato”
“Dev’essere successo qualcosa, sono già tutti
fuori e molto agitati giù in paese”
Proprio in quel
momento qualcuno suonò il campanello. Il sindaco, in ciabatte e vestaglia,
scese le scale e andò all’ingresso. Presagiva qualche brutta notizia. Aprì la
porta e si ritrovò davanti il suo amico, lo sceriffo Ralph Cunningham in
mantellina gialla, bagnato fradicio e tutto sporco di fango.
“Ralph!?”
“Ciao Bill,
perdonami se ti ho tirato giù dal letto ma ho una brutta notizia: il vecchio
Uncle ha buttato giù il ponte poco fa”
“Cazzo! Ecco
cos’era quel boato. Ero già sveglio infatti. È successo qualcosa a qualcuno?
Fixxer?”
“No
no, non si è fatto male nessuno, Fixxer sta bene, è giù a transennare la
strada, abbiamo già avvisato Sinner Town, mande- ranno qualcuno in giornata.
Abbiamo passato tutta la notte a tenerlo d’occhio, è stato terribile. Non
abbiamo mai visto il vecchio Uncle così violento. È stata una notte strana
Bill, per ora non c’è un gran che da fare, me ne andrei un po’ a casa a
riposare. Mettiti in contatto col centralino del pronto intervento e ricevili
tu per piacere quando arrivano, io vedo di tornare a dare una mano nel
pomeriggio”
“Certo, certo
Ralph, vai a casa, ci penso io. Cazzo questa non ci voleva”
“Ah senti Bill,
quasi dimenticavo, proprio un attimo prima che crollasse il ponte, è
miracolosamente passata dalla parte di qua un’auto, non so davvero come ha
fatto, bhé c’è riuscita davanti ai miei occhi perché io ero lì che cercavo in
tutti i modi che ho potuto di fermarla. Per poco non mi butta sotto e poi è
salita su in paese. L’ho ritrovata parcheggiata nella viuzza tra il municipio e
la chiesa. Ho preso la targa eccola” gli passò il biglietto “Di chi c’era al
volante ancora nessuna traccia, sarebbe da chiedere un po’ in giro se qualcuno
lo conosce o se sa dov’è andato e soprattutto chi è e cosa è venuto a fare a Brokeback
Mountain proprio la notte in cui è crollato il ponte”
Bill Trent lo
stava guardando accigliato mentre teneva in mano il biglietto con
scarabocchiato sopra la targa, non stava capendo bene questa faccenda di quest’auto,
Ralph Cunningham era un tipo di poche parole
“Un’auto Ralph?
Perdonami, non capisco cosa mi vuoi dire”
Gli disse
mostrando improvvisamente un comportamento strano.
Lo sceriffo era
soprafatto dalla stanchezza e anche un po’ tramortito dallo spavento e dallo
schock, bagnato e infreddolito
“Senti Bill,
avresti dovuto essere lì con me mentre stava succedendo tutto questo, è stata
una notte molto strana, più tardi ti scrivo un rapporto dettagliato se vuoi.
Vorrei solo conoscere quel figlio di puttana che per poco non mi investe e
sapere cosa è venuto a fare qui la notte che per la prima volta nella storia di
Brokeback Mountain è crollato il ponte e ci è passato sopra proprio un istante
prima che crollasse. Se ha parcheggiato sarà qui da qualche parte. Sarà
paranoia o deformazione professionale ma vorrei almeno fargli qualche domanda.
Ti sto solo mettendo al corrente di questa cosa. Vedi tu se pensi che sia il
caso di verificare, altrimenti lo farò io più tardi non appena mi sarò ripreso
un minimo”
“Ok Ralph, vedo
cosa posso fare, mi attivo subito. Grazie, come al solito fai sempre un ottimo
lavoro. Grazie a nome di tutti”
Ralph Cunningham
fece un cenno con la bocca come quando ci fa piacere un segno di gratitudine
nei nostri confronti ma si è però un po’ imbarazzati per dire qualcosa. Tuttavia,
nonostante le sue condizioni e la sua stanchezza, non poté fare a meno di
notare una luce sinistra negli occhi del suo amico Bill Trent non appena
menzionò quell’auto. Si scrollò di dosso quel pensiero.
Salì sul pick up e
chiamò Fixxer via radio per dirgli che una volta messa in sicurezza la strada
poteva andare a casa anche lui che per il momento non c’era niente di urgente da
fare.
A casa si buttò
subito sotto la doccia. Sperava che l’acqua calda lo aiutasse a rilassarsi e
farsi scivolare via quella notte assurda.
Ancora acqua.
Acqua acqua acqua. Troppa, pensava. Dov’è finita tutta quell’acqua? Si sentiva
a pezzi come se qualcosa fosse crollato anche dentro di lui. Certo, la doccia
era piacevole ma si sentiva quasi in colpa o comunque a disagio nel provare
piacere per quell’acqua che gli stava scivolando addosso. Elemento Acqua.
L’aveva appena visto
cosa era stata capace di fare. Mise le mani a conchetta e ne raccolse tanta
quanta ne potevano contenere.
La osservò.
Limpida, meravigliosa, calda in inverno, fresca d’estate, sempre lì pronta a
toglierti una giornata di dosso. Anche nella giornata peggiore della tua vita,
da qualche parte puoi sempre trovare dell’acqua e permetterle di aiutarti a
fartela scivolare via di dosso. Quella non era stata davvero la giornata
peggiore della sua vita ma quell’acqua in quel momento non riusciva a fargliela
scivolare via, come se fosse lui, però, a non permetterglielo.
Aprì le mani e la
osservò cadere, volle sentire il rumore scrosciante dell’impatto contro la
porcellana del piatto doccia.
Fece quel gesto
più e più volte. Eppure è sempre lei: qualche litro che esce dal tubo o milioni
di metri cubi che in poche ore buttano giù un ponte. Esattamente come noi:
capaci di gesti gentili e al contempo potenziali carnefici. Forse non ci si può
fare niente, questa è la natura, è fatta così. Però noi siamo in grado di scegliere
cosa essere. Almeno potremmo se volessimo. Ma lei no. È qualcos’altro che
decide per lei cosa essere. Rinfrescare, dissetare o distruggere e uccidere.
Non si riesce a
dormire con tali pensieri, nemmeno dopo una notte come quella. Ne riprese ancora
per l’ultima volta dentro la conchetta delle mani. Stavolta non la osservò e
basta. Qualcosa dentro di lui istintivamente le parlò, come se le stesse
chiedendo di fargli sentire ancora quel lamento, o almeno di spiegargli che cos’era.
Perché lui lo aveva
sentito. Non gli rispose, ma improvvisamente capì perché: non perché non
poteva, ma perché non voleva.
Aveva sentito
chiaramente che quell’acqua non voleva rispondergli.
Si spaventò come
di fronte a un essere magico e straordinario.
La fece cadere e
chiuse il rubinetto. Svelto uscì a coprirsi con l’accappatoio. Pensò che stava
diventando pazzo. Si fece un caffè fortissimo e decise di uscire. Divisa pulita
e fuori nelle strade e nel fango, che tanto di dormire non c’era verso. Doveva
capire cosa gli stava succedendo. Era troppo. Un ponte che cade e un paese
isolato, non succederà tutti i giorni ma chissà quante volte è successo nel
mondo. Non si è fatto male nessuno, ci sarà un po’ di disagio per lo più per i
trasporti, verranno ad aiutarli dalla città e dagli altri paesi. Sarà forse
l’occasione per costruire finalmente l’altra strada che potrebbe collegare Brokeback
Mountain alla statale che passa a nord verso le montagne. Era un progetto
discusso e rimandato per troppo tempo. Ora finalmente verrà costruita, ne era
sicuro.
Ma allora dov’era
il problema? Perché lui era inquieto, troppo.
Gli venne in mente
quell’auto. Era un fatto strano che doveva affrontare, ma quello era appunto un
fatto. Con l’acqua invece ci stava uscendo pazzo. Era stanco ma lucidissimo.
Salì sul pick up e
andò sopra il paese, oltre la casa di Bill Trent in un punto dove Zio Uncle
disegnava una piccola ansa che nella parte curva, nella sponda opposta,
sviluppava una fittissima foresta di larici che saliva in alto verso le
montagne. C’erano i segni del passaggio di tutta quell’acqua di quella notte ma
in pratica solo un po’ di fanghiglia per qualche metro oltre il letto regolare
che una giornata di Sole avrebbe asciugato in poche ore.
Saltando su
qualche roccia arrivò sopra il vecchio Uncle.
Limpido e
tranquillo come sempre. Era incredibile pensare cosa era riuscito a fare solo
poche ore prima. Quello era il tratto che preferiva. Poco più sotto, prima di
attraversare il paese, le rocce più ripide formavano delle cascatelle con delle
vasche naturali. In estate ci andavano i ragazzi a fare i tuffi. Lì dove si
trovava lui invece, nella stagione calda, inverdiva un ampio prato che faceva
da spiaggia e molti del paese ci andavano a trascorrere il tempo libero, a
prendere il sole e a fare il bagno che in quel punto formava una bella vasca
naturale contro le rocce, dalla sponda opposta sotto le conifere.
Zio Uncle gli
scorreva tra le dita leggero e freddissimo, silenzioso e misterioso. Ralph lo
sentiva. Tentava di ristabilire quella che gli era sembrata una connessione con
l’acqua sotto la doccia.
E Zio Uncle ne
avrebbe avute di cose da dire, avrebbe potuto svelare i segreti di Madre Terra,
avrebbe potuto raccontarne l’antica storia, avrebbe potuto descrivere i
paesaggi sotterranei che attraversa prima di uscire a scorrere in superficie,
delle creature che incontra e dei segreti sotterranei, delle rocce e delle
caverne, delle misteriose forze che spingono e purificano Sorella Acqua prima
di farla arrivare da noi giù per le alte cascate nelle pendici delle montagne,
di quanto ci si può dissetare di quella meraviglia che è pregna di nutrimento
per noi e per tutte le creature e che è preziosa non solo per la chimica ma
anche e soprattutto perché in tutti i corsi d’acqua vicino alle montagne e alle
loro sorgenti porta con sé l’informazione che siamo Uno. Dissetarsi non per
sopravvivere ma per fondersi con l’Esistenza. Ecco cosa gli stava dicendo Zio
Uncle avvolgendogli le dita ma Ralph Cunningham non gliele aveva chieste tutte
quelle cose perché non sapeva ancora che poteva chiedergliele e quindi non
poteva sentirle. Ma Ralph Cunningham stava iniziando a sentire qualcosa.
Qualcosa dentro di lui stava iniziando a sentire la Vita che si muove
nell’Ordine di Tutte le Cose. Come un ponte che cade sotto l’impeto e la forza
di Madre Natura, dentro di lui erano crollati i veli che deformano gli esseri.
Dal taschino
arrivò il trillo del cellulare. Si issò in piedi, si allontanò dall’acqua e
mentre guardava chi era si avvicinò al pick up.
Lo stava cercando
Sonia, la sua ex compagna
“Ciao Ralphy tutto
bene? Ho sentito dal notiziario che è crollato il ponte”
“Ciao Sonia, sì
sì, stiamo tutti bene, io e Fixxer siamo stati tutta la notte di guardia, è
stata una notte pesante”
“Sei a casa? Ti ho
svegliato? Scusami ma ero in pensiero”
“No no tranquilla,
ho solo fatto una doccia e poi mi sono rimesso un po’ a dare un’occhiata in
giro”
“Ha fatto molti
danni oltre al ponte?”
“Macché, ma sai
che è strano? Aspetta, meglio così, intendiamoci ma non è uscita neanche una
goccia d’acqua da nessun’altra parte. L’ha buttato giù davanti ai miei occhi e
sembrava che volesse buttare giù solo il ponte”
“La natura è
incredibile, forse ha ceduto perché ormai era vecchio e debole”
“Sì, può essere ma
la violenza che aveva in quel punto, non c’è stata né a monte né a valle, in
genere quando si gonfia così tanto, i segni poi ci sono in tutto il percorso,
soprattutto a valle.”
“Chissà! Vai a
capire la natura.. ma scusa, se non ci sono altri danni cosa fai ancora in giro?
Perché non ti riposi un po’?”
“Ecco bhé, non
riuscivo a dormire. Non so spiegarti bene, forse sono solo un po’ sconvolto, è
stata una scena potente, credo che mi abbia turbato”
Sonia lo conosceva
bene, sapeva che qualcosa poteva turbarlo ma sapeva anche che non lo avrebbe
mai ammesso.
“C’è qualcos’altro
Ralphy? ” gli chiese così a bruciapelo
“…. … no no … non
credo … è arrivata un’auto poco prima che crollasse ma non è qualcuno di noi,
non so ancora chi sia e cosa è venuto a fare in piena notte a Brokeback Mountain.
Non so.. strana coincidenza. Ora vado a fare i controlli del caso. Ti devo
salutare. Grazie per avermi chiamato, ti terrò aggiornata”
“Ok ciao Ralphy,
mi raccomando riposati”
Sono stati insieme
una dozzina d’anni. Hanno convissuto lì a Brokeback Mountain, nella casa di lui
che ha ereditato dai genitori. Non si sono mai sposati, non hanno avuto figli.
Si erano conosciuti tramite una coppia di amici di lui che vivevano a Sinner
Town.
Anche lei era
originaria della città. Era insegnante di Yoga e teneva i suoi corsi in città,
quindi per anni ha fatto la pendolare.
Aveva provato a
presentare un corso anche in paese. Serve che vi dica come è andata a finire?
Neanche una del posto ci sarebbe riuscita a farli stendere, allungare e
piegarsi su un tappettino, figuriamoci una forestiera. Lo amava? Lui amava lei?
Non si sa però si volevano ancora bene. Una sera di qualche mese prima, sempli-
cemente, dopo cena, mentre sorseggiava la sua consueta tisana, gli disse che
sarebbe ritornata in città
‘Sarà dura tornare da mia mamma ma qui non
posso più starci’
Lui alzò gli occhi
dal libro, lo appoggiò sul tavolino, si tolse gli occhiali e la guardò. Non
disse niente. Continuava a guardarla come a dire: bhé continua, ti sarai preparata un discorso.
E invece no, lei
l’aveva detto così, come si farebbe davanti allo specchio. Allora lui le chiese
quando lo aveva deciso e perché non gliene aveva parlato prima.
Non c’era un prima,
quello era il momento esatto in cui l’aveva deciso. Per lui fu sconvolgente, fu
uno dei tanti ponti che gli erano già crollati dentro. Avrebbe voluto forse
parlarne di più, capire meglio, essere aiutato magari a comprendere i suoi
limiti, provarci, discuterne, insomma lasciarsi ma dal di dentro della coppia
che in tutti modi erano stati e non come due estranei.
Ma quella era
Sonia, era fatta così: i suoi viaggi in India, la sua passione per l’Oriente,
la pace e il silenzio che cercava dentro di sé forse lo faceva pesare agli
altri. In tutti i modi rimasero in contatto e piano piano lui capì che davvero
non poteva più andare.
Sonia ci ha solo
messo più tempo e ha fatto fare a quel discorso che non si era mai preparata un
giro più lungo ma alla fine si erano capiti e si sentivano spesso. Questo
succede alle anime che si lasciano ma non si separano. Proprio nel momento in
cui chiuse la telefonata, sentì un rumore alla sue spalle.
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