Provocatorio? Sì.
Ma forse proprio per questo vale la pena ascoltarlo.
Siamo abituati a pensare che la Verità — quella con la V maiuscola — debba arrivare dall’alto.
Da figure reputate, premiate, celebrate. Da chi possiede titoli, prestigio, autorità.
Eppure, se fossi Dio, non sceglierei un premio Nobel per dire la Verità.
Sceglierei un barbone. Senza titoli, senza pubblico, senza autorità.
Qualcuno che nessuno ascolterebbe.
Perché?
Perché solo così si salva il libero arbitrio.
Solo così la Verità resta un invito, non un’imposizione.
Da Gesù ai giorni nostri: ciò che ascoltiamo… e ciò che ignoriamo
La storia non è così diversa. Gesù fu ascoltato soprattutto grazie ai miracoli:
eventi straordinari, inspiegabili, capaci di scuotere l’indifferenza.
Senza quei gesti “paranormali”, chi lo avrebbe seguito davvero?
Chi avrebbe avuto il coraggio di mettere in discussione il sistema religioso, politico, culturale del suo tempo?
L’essere umano — da sempre — ha una resistenza quasi biologica al nuovo.
Per accettare un’idea radicalmente diversa ci serve una scossa: un prodigio, un’autorità, un trauma.
Le grandi intelligenze — chiamatele Dio, universo, archetipi, mentori invisibili — lo sanno benissimo.
E per introdurre una vera evoluzione, spesso devono usare un espediente:
qualcosa che attiri la nostra attenzione.
Oggi i miracoli non servono più: c’è il mainstream
Nel nostro tempo non servono più miracoli per farci credere.
Il mainstream oggi ha preso il posto dei miracoli:
attira l’attenzione, impone verità, determina narrazioni.
Ma se davvero esistessero intelligenze più grandi che ci guidano,
pensate davvero che potrebbero comunicarci la Verità attraverso chi domina i media?
Sarebbe una forzatura, un’imposizione culturale.
E il libero arbitrio verrebbe annullato.
La verità non può essere imposta
Immaginate se un’équipe di premi Nobel scoprisse la Verità ultima — quella sulle origini, sul senso, sul destino dell’uomo — e ce la spiegasse in mondovisione.
Finita! Credere sarebbe obbligatorio.
Non ci sarebbe più scelta, né percorso, né ricerca.
Ma la Verità non è un’informazione che puoi ricevere con un telegiornale.
È una vibrazione che deve risuonare dentro di te.
Non si accoglie per autorità: si comprende per risonanza.
Per questo — se fossi Dio — eviterei accuratamente di rivelarla attraverso figure accreditate.
Sceglierei invece qualcuno che non conta nulla. Così, solo chi è in ascolto, la riconoscerebbe.
Internet: il nuovo deserto dove incontrare il maestro
Però, attenzione. Non è vero che la Verità ci è negata.
Anzi: oggi è più accessibile che mai.
Nella rete c’è tutto:
-
verità e menzogne
-
scienza e pseudoscienza
-
informazioni ufficiali e contenuti eretici
-
visioni profonde e idiozie
-
geni e folli
È tutto lì.
Il barbone all’angolo
E allora torniamo al titolo:
Se fossi Dio, la Verità ve la farei dire da un barbone all’angolo di due strade qualsiasi.
Perché il barbone è l’ultimo. L’emarginato. L’inascoltato.
Se decidesse di comunicarci una Verità profonda, solo chi ha orecchie per ascoltare lo sentirebbe davvero.
Niente imposizione. Niente autorità. Niente culto della personalità.
Solo un incontro libero. Un atto di attenzione. Un gesto d’amore verso l’ignoto.
Forse è per questo che siamo ancora fermi: perché continuiamo a ignorare proprio chi ci parla dal margine.
Magari quel barbone che hai incrociato ieri, che sembrava dire cose senza senso,
era Dio in persona. Forse ti stava offrendo una via d’uscita dalle tue fatiche,
dalle tue schiavitù, dalle tue illusioni.
Ma eri di fretta.
Avevi impegni.
Obblighi.
Un’agenda.
E sei andato oltre.
Non cercarla nei palazzi.
Cercala negli occhi di chi non conta nulla.
Perché è lì che è nascosta.
È lì che è sempre stata.

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