“Credo nella scienza.”
Una frase che oggi risuona come una dichiarazione di fede, un atto di
appartenenza, quasi una formula di identità sociale.
Eppure, se ci fermiamo un attimo, questa affermazione cela una domanda tanto
semplice quanto scomoda:
“Sì, ma in quale scienza?”
Perché la scienza non è un blocco
monolitico, non è una religione con un solo catechismo.
È un campo vivo, mutevole, fatto di confronto, ipotesi, errori, correzioni.
Eppure, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una progressiva
trasformazione: la scienza, o meglio una certa scienza, si è fatta
istituzione, dogma, voce ufficiale.
La scienza
ufficiale e la scienza di coscienza
Da un lato c’è la scienza ufficiale,
quella che parla attraverso i grandi media, i ministeri, le industrie
farmaceutiche, le fondazioni finanziate da capitali enormi.
È una scienza potente, che produce risultati e guadagni, che influenza governi,
che si intreccia con l’economia e la politica.
Ma è anche una scienza che mostra sempre più chiaramente i segni della
propria corruzione sistemica: conflitti di interesse, censura del dissenso,
eliminazione del confronto.
Dall’altro lato, c’è quella che potremmo chiamare
la scienza di coscienza.
Quella dei ricercatori che non si accontentano, che mettono in dubbio i dogmi
consolidati, che chiedono nuove verifiche, che propongono visioni alternative.
Scienziati che, per la loro indipendenza, vengono spesso derisi, radiati,
isolati.
Eppure, senza di loro, la scienza stessa non esisterebbe: perché la scienza
nasce proprio dal dubbio, non dal consenso.
La fede cieca
e la perdita del discernimento
E qui entra in gioco la questione più delicata: come
può un cittadino orientarsi in mezzo a due verità che si scontrano?
Chi non possiede le competenze tecniche deve necessariamente “fidarsi”. Ma di
chi?
Di chi ha più soldi e più voce?
Di chi appare in TV con un titolo e un tono rassicurante?
O di chi, pur senza megafono, solleva domande che nessuno osa affrontare?
“Credere nella scienza”, allora, diventa una
frase vuota se non è accompagnata da discernimento.
Perché la scienza vera non chiede di essere creduta: chiede di essere
osservata, verificata, messa alla prova.
La fede cieca, anche quando si ammanta di razionalità, resta fede cieca — e
quindi vulnerabile alla manipolazione.
Il potere
della propaganda e la responsabilità individuale
Oggi il potere mediatico ha assunto un’influenza
tale da sostituirsi spesso alla coscienza individuale.
Non si limita a informare: forma il pensiero, orienta le opinioni,
costruisce le versioni ufficiali della realtà.
E l’individuo, travolto da questo flusso costante, tende ad adeguarsi.
Non per cattiva fede, ma per stanchezza. Per convenienza. Per paura di essere
escluso.
Ma la responsabilità resta sua.
Ogni volta che accettiamo una verità preconfezionata, che rinunciamo a porre
domande, che scambiamo la sicurezza per conoscenza, stiamo cedendo una parte
del nostro potere.
E forse questa stessa dinamica è parte di un disegno più
ampio: una dualità funzionale, necessaria a risvegliare la
responsabilità personale.
La dualità
come motore evolutivo
In ogni epoca, il sapere ufficiale e quello
eretico si sono scontrati.
Ma proprio da quel conflitto è nata l’evoluzione.
Forse il sistema stesso, con le sue contraddizioni, è progettato per spingerci
a scegliere, per farci uscire dall’apatia intellettuale e assumerci la piena
responsabilità del nostro discernimento.
Perché se tutto fosse chiaro, se una sola verità fosse disponibile e
indiscutibile, non ci sarebbe crescita, ma solo obbedienza.
La vera libertà nasce dal dubbio consapevole, non
dalla certezza imposta.
E il dubbio, lungi dall’essere un segno di debolezza, è l’atto più nobile
dell’intelligenza.
Conclusione:
oltre la fede, la coscienza
Non si tratta più di “credere” o “non credere”
nella scienza, ma di riscoprire il senso stesso del sapere.
Di ricordare che la conoscenza autentica nasce dall’esperienza,
dall’osservazione, dal confronto, dall’umiltà di riconoscere i limiti.
In un mondo che proclama certezze a ogni
notiziario, il vero atto rivoluzionario è tornare a pensare con la propria
testa, a sentire con il proprio cuore, a verificare con la propria
esperienza, ascoltare con il cuore le varie voci degli esperti.
Solo così la scienza potrà tornare ad essere ciò
che era destinata ad essere:
non un dogma da credere, ma una via per conosce
Davide Ragozzini per Maestro Silenzio Edizioni

Nessun commento:
Posta un commento